[vc_row 0=””][vc_column][vc_column_text 0=””]È un comune italiano di 9.013 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo. È sede del Parco Nazionale della Majella e fa parte della Comunità montana della Maielletta.
Famosa per le produzioni artigianali, in particolare nella lavorazione dei metalli, oltre ad aver dato i natali all’orafo, incisore e pittore Nicola da Guardiagrele, ospita tutti gli anni dal 1º al 20 agosto la Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese. Fu il primo luogo, insieme ad Agnone, dove iniziò la produzione della presentosa, un gioiello femminile abruzzese generalmente in oro, indossato nelle occasioni di festa.
Guardiagrele fa parte della comunità dei Borghi più belli d’Italia
Guardiagrele sorge nell’entroterra chietino, nella zona nord-occidentale della provincia. Si articola su un lungo promontorio adagiato sulle pendici orientali della Majella e delimitato su tre lati da ripidi crinali.
Risente di un’alta sismicità poiché si colloca in una zona in cui questi fenomeni sono da sempre stati molto intensi e frequenti. È infatti inserita tra i comuni colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009, per il quale subì lesioni ad alcune case, alla chiesa di San Nicola Greco e il crollo parziale del tetto di palazzo Mucci.
Il territorio ad ovest del centro abitato, verso la Majella, è composto da rocce calcaree, con aspri valloni e numerosi boschi. Andando verso il mare invece i rilievi diventano via via sempre più dolci. Non vi scorrono fiumi di particolare rilevanza. I numerosi corsi d’acqua infatti sono per lo più torrenti provenienti dalla montagna, fra i quali vi sono il Dendalo e il Venna, che dopo un percorso lungo rispettivamente 22 e 24 km sfociano nel fiume Foro.
La residenza comunale si trova al un’altitudine di 612 m s.l.m. L’altitudine minima è di 150 metri, quella massima di 1.750, con un’escursione altimetrica di 1.600 metri.
Fa parte della Comunità montana della Maielletta.
In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +4.8 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +23,7 °C.
Secondo la classificazione dei climi di Köppen Guardiagrele appartiene alla fascia Csb, ossia al clima temperato fresco mediterraneo con influenze montane, dovute alla vicinanza al massiccio della Majella. Il fatto che il mese più caldo è agosto, e non luglio, è indice di un seasonal lag piuttosto elevato: ciò è dovuto alla vicinanza della costa adriatica e al fatto che la posizione montana del paese permette una dispersione del calore minore di quella tipica di luoghi con altitudini simili ma più distanti dal mare (come ad esempio molti paesi dell’entroterra aquilano). Gli inverni guardiesi sono solitamente freddi, talvolta rigidi. Come in tutte le regioni adriatiche, durante i mesi invernali sono frequenti gli afflussi di aria fredda (burian) proveniente dai Balcani, che portano le temperature sotto lo 0 °C; spesso in queste occasioni la concorrenza con afflussi di aria umida proveniente dall’Atlantico genera precipitazioni nevose anche molto abbondanti. Le estati guardiesi sono calde ma non afose, e solitamente non si prolungano particolarmente. Non sono tuttavia infrequenti, anche nei mesi più caldi, afflussi di aria fresca da nord-est, che mitigano la calura per qualche giorno. Più spesso si verificano ondate di caldo, con temperature massime che superano abbondantemente i 30 °C e minime sopra i 20 °C (talora vicine ai 30 °C). Le precipitazioni, non troppo abbondanti anche a causa della presenza del massiccio della Majella che protegge il paese dalle perturbazioni provenienti da ovest, si aggirano intorno ai 1000 mm, e risultano concentrate maggiormente in primavera e in autunno. Un altro motivo per cui Guardiagrele ha precipitazioni nevose molto elevate è l’esposizione diretta alle correnti fredde balcaniche con effetto di stau della catena della Majella alle spalle.
Alcuni studiosi guardiesi vissuti tra il XIX e il XX secolo, fra cui Francesco Paolo Ranieri, Giuseppe Iezzi e Filippo Ferrari, citando fonti ambigue, riportarono un’iscrizione secondo cui il toponimo “Guardiagrele” sarebbe nato da Ælion (discendente dal greco Helios, “sole”), per poi diventare Grelion (nome di un capitano greco, Grelio), Grælium, Grælle, Græli, Grele. Anche D’annunzio nel romanzo Il trionfo della morte parla, riferendosi a Guardiagrele, di “antichissimo nome solare”, rifacendosi proprio a queste ipotesi. In tempi più recenti si è trovata un’altra spiegazione dell’etimologia di Grele. È stata infatti proposta la derivazione dall’etnico marrucino ocrilis, attributo di ocris, “altura”, oppure dal personale latino Grælius, traslato al Greele del Catalogus Baronum (il registro di leva voluto da re Ruggero II intorno alla metà del XII secolo). Per quanto riguarda il termine “guardia”, non si hanno dubbi sulla sua provenienza. Discende dalle parole germaniche warda o warte, usate per indicare un posto di vedetta militare. Nel libro di re Ruggero II si parla infatti di clerici castri de Guardia Grelis.
Il territorio di Guardiagrele era abitato sin dall’epoca protostorica, come dimostrano alcuni rinvenimenti archeologici. Fu poi abitato dagli Italici e dai Romani.
Lo stanziamento di una fortificazione militare longobarda, a scopo di controllo, risulterebbe all’origine della leggenda che narra dell’abbandono del villaggio di Grele e dell’arroccamento “a guardia” del vecchio abitato. In verità non ci sono testimonianze concrete nemmeno per il periodo longobardo, ad eccezione del diminutivo, presente nel centro storico, “faricciola”, un termine che deriva dall’esistenza di insediamenti longobardi chiamati “fare”.
I primi documenti che appaiono risalgono alla seconda metà dell’XI secolo e consistono in una bolla di papa Alessandro II, in cui viene citata una villa quae vocatur Grele, cum ecclesiis et omnibus pertinentiis suis tra i possedimenti del monastero di San Salvatore a Majella.
Nel 1391 Ladislao di Durazzo concesse alla città il permesso di battere moneta, come ringraziamento del sostegno dimostrato al re. Nel 1420 infatti la città si dotò di autonomi statuti comunali – importanti documenti cui l’attuale amministrazione comunale non ammette accesso agli studiosi – dando inizio ad un lungo periodo di lotte contro i numerosi tentativi di riconquista da parte dei vecchi padroni. Nel 1495, la città fu infeudata a Pardo Orsini che riattivò la zecca, coniando un cavallo a suo nome, col titolo di Comes Manupelli (si veda la recente e varia bibliografia di Simonluca Perfetto). I secoli successivi furono per la città abruzzese un periodo di declino demografico, economico e culturale, anche a causa delle numerose calamità naturali che la interessarono. Fra queste ultime, oltre al già accennato terremoto, vi fu l’epidemia di peste del 1566 e del 1656, periodiche carestie e il disastroso terremoto del 1706.
Nel 1799 Guardiagrele fu assediata e saccheggiata dalle truppe francesi del generale Coutard, che causarono la morte di 328 cittadini guardiesi. Il malcontento provocato dalle nuove forme di organizzazione agricola introdotte dopo l’unificazione d’Italia favorirono il fenomeno del brigantaggio, che vedeva nel guardiese Domenico Di Sciascio uno degli esponenti più noti, essendo egli capo della Banda della Maiella. Altro fenomeno causato da questo malessere fu l’emigrazione, specialmente verso l’America e l’Australia.
La seconda guerra mondiale lascia nella città un’eredità pesante, soprattutto nel patrimonio artistico ed architettonico. Con l’occupazione tedesca dell’ottobre 1943, la popolazione fu costretta a sfollare e rifugiarsi fuori città, mentre Guardiagrele subiva pesanti bombardamenti dal fronte alleato, fino alla liberazione nel giugno 1944. Dopo la ricostruzione e l’emigrazione degli anni cinquanta, ha avuto luogo una vivace ripresa economica, alimentata dalla valorizzazione delle attività artigianali e dall’iniziativa privata, che ha favorito la piccola imprenditoria.
Lo stemma di Guardiagrele è descritto al comma 2 dell’articolo 4 dello statuto comunale di Guardiagrele, che recita:
« Lo stemma del Comune è come descritto dal Regio Decreto n.652 del 7 giugno 1943 e cioè è composto da un leone rampante che sorregge una bandiera a fondo granata, con di fronte un putto con in mano una foglia di colore verde su fondo celeste ricompresi in un scudo dorato sovrastato da una corona regia con sette piccole sfere sovrastanti e sotto il quale trovasi la scritta :”GUARDIA PLENA BONIS FERT ARDUA SIGNA LEONIS”. » |
(Statuto del Comune di Guardiagrele) |
Il motto dello stemma Guardia plena bonis fert ardua signa leonis secondo la tradizione fu dettato dall’imperatore Federico II di Svevia e inserito in un’iscrizione presente sulla facciata del duomo.
Il centro storico della città è ben conservato, e si snoda attraverso la circonvallazione delle antiche mura, oggi case fortificate delimitate ancora dalle torri medievali, come ad esempio il complesso di Torre Adriana e Torre Stella, che includono l’accesso mediante Porta San Giovanni. Dell’antica città fortificata dei Longobardi resta il Torrione Orsini presso Largo Garibaldi, da cui parte l’asse principale del Corso Roma, che si snoda fino alla villa comunale, attraversando Piazza Duomo, con la Cattedrale di Santa Maria Maggiore. Le altre principali vie storiche cono via Tripio, via Modesto Della Porta e via dei Cavalieri, che passa sotto l’arco gotico del Duomo.
Lo sviluppo dell’attività artigianale, incentrata principalmente nella lavorazione di metalli più o meno nobili, è legato a vari fattori protrattesi fino alla metà del XX secolo. Necessità di autosufficienza per la difficoltà degli scambi commerciali in luoghi montani, apertura a influssi esterni e desiderio da parte delle famiglie benestanti di possedere oggetti di lusso per affermare il proprio prestigio sociale portarono allo sviluppo di un artigianato considerato tra i più rappresentativi della regione.
La lavorazione del ferro battuto, originariamente nata per rispondere a esigenze concrete, è attualmente ampiamente praticata in forma artistica. Non meno antica della lavorazione del ferro battuto è quella del rame, i cui pezzi trovano esposizione presso Porta San Giovanni. Nel tempo sono stati sviluppati dai ramai dei gerghi di mestiere esclusivamente guardiesi, unico caso nella regione Abruzzo, che dimostra il radicamento nel borgo di tale attività. Oggi questa forma di artigianato è in forte declino[24], sostituita dalla lavorazione industriale. Il tipico motivo decorativo consiste nella linea greca romana, una linea spezzata ininterrotta, costituita da segmenti perpendicolari e paralleli ad alternanza. Essa è ottenuta battendo col martello il manufatto posto su un supporto, il palanchino. Alcuni violenti terremoti, in particolare quello del 1706, costrinsero alla modifica o alla ricostruzione di numerosi palazzi e chiese, adattati allo stile architettonico del tempo. Una simile conseguenza ebbe anche la seconda guerra mondiale, che ha recato molteplici danni al patrimonio architettonico cittadino, e i cui danni sono ancora evidenti.
Ancora oggi, nel paese è viva la tradizione pasticciera (con i Tre monti o Sise delle monache).
« …e la Maiella, tutta ancora candida di nevi, pareva ampliare l’azzurro col suo semplice e solenne lineamento. Guardiagrele dormiva, simile a un gregge biancastro, intorno a Santa Maria Maggiore. Gabriele d’Annunzio da Il trionfo della morte, descrizione della città e della Majella »
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